Indoor, attenzione al burnout

INTRODUZIONE

in questo periodo di allenamanti forzati sui rulli ho colto l’ocasione per approfondire alcuni aspetti dell’allenamento indoor. Molto spesso sentiamo dire che “troppi rulli fanno male” oppure “sui rulli ci si finisce”. Partendo da queste affermazioni ho deciso di prendere spunto per avviare una mia personalissima “ricerca”. Con un piano di allenamento strutturato, personalizzato sulle capacità dell’atleta e con le soglie di allenmanto adeguate, se si è in grado di gestire il carico allenante, in teoria è difficile cadere nel sovrallenamanto, ma in una realtà come quella odierna, rimodulare il carico solo per la quantità somministrata per l’esecuzione indoor è sufficiente per evitare il bournout?

In linea di principio se il carico vienisse rimodulato in modo corretto non dovrebbero esservi problemi di overtraining, ma di fatto il costo atletico/fisiologico, a precidere dal lavoro eseguito (in Kj), nell’allenamento indoor può essere maggiore.

TESI

Basandomi su questa ipotesi, ho cercato di focalizzare l’attenzione su cosa possa aumentare il costo ateltico della sessione indoor rispetto a quella tradizionale.  Ho realizzato un micro protocollo di verifica, che prevede i seguenti parametri:

Durata della misura: 20’

Intensità: 75% della FTP

Variabile in analisi: FC media nei 20’

Ho definito le condizioni ambietali, stanza di 16 mq senza circolazione naturale di aria termo regolata con condizionatore; temperatura di esecuzione dei test 14±4 °C, umidità relativa 33±6 %.

PROTOCOLLO

Al termine di un blando riscaldamanto eseguito a cadenza ottimale ad una intensità pari al 60-65% della FTP inizia le sassione di controllo. 20’ a cadenza ottimale al 75% della FTP.

Le rilevazioni sono state eseguite nel corso di tre sessioni di test, eseguit in giorni separati, nelle seguenti condizioni:

TEST 1 – Nessuna ventilazione attiva

TEST 2 – Ventilazione blanda indirizzata sul busto e testa

TEST 3 – Ventilazione corposa, capace di avvolgere l’intera figura del ciclista.

I tre test sono stati eseguiti al mattino alle ore 10 circa, dopo una stessa colazione “standard” consumata 2h e 30’ prima del test, con una media di 6,5 h di sonno per ogni notte precedente.

Dati sperimentali

        

*Eseguito su pista          

CALCOLI E CONCLUSIONI

Correlando Temperatura ambientale, BPM medi per ogni sessione e tipologia di ventilazione possiamo notare una correlazione diretta tra quest’ultima e la frequanza cardiaca media. Il lavoro medio eseguito oscilla ±2% tra tutti test registrati mentre tra il TEST su pista e quello indoor senza ventilazione a parità di lavoro eseguito si ottine un +9% di frequanza cardiaca media.

Alla luce di quest’ultimo dato, sicuramante privo di una base statistica adeguata, possiamo però dedurre che per lunghi periodi di allenamento svolto su rullo, come in questo particolare momento, quel 9% in più di costo fisiologico per ogni sessione di allenamento potrebbe essere fonte di sovrallenamento se monitorassimo i nostri atleti solo tramite il lavoro meccanico eseguito.

Inoltre si evince che allestire un ambiente idoneo agli allenameti indoor è fondamentale per salvaguardare la nostra salute e poter eseguire i lavori specifici negli intervalli di zona cardiaca di riferimento adeguati oltre a quelli calcolati sulla potenza.

        

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